I CONVEGNI PRECEDENTI

Promossi dall’Area Divulgazione e Didattica

dell’Accademia del Teatro alla Scala di Milano

QUARTO CONVEGNO MIDAS

Aprile 2019

La creatività

Una semplice indagine nelle scuole in cui è prevista l’Educazione musicale rivelerebbe facilmente dove vanno le predilezioni dei docenti. Nella Scuola dell’infanzia e primaria lo spazio è occupato soprattutto dal canto, nella Scuola media dalla pratica strumentale e dall’ascolto. Mentre l’Educazione artistica dedica lo spazio maggiore all’invenzione di forme visuali, l’Educazione musicale al livello secondario ignora quasi del tutto l’equivalente sonoro, l’invenzione, l’improvvisazione. Sarà perché queste pratiche sono ignorate nelle classi di strumento e di canto degli istituti in cui si forma la grande maggioranza dei docenti? Eppure, da una parte il bimbo piccolo ci mostra quanto le sue espressioni orali e le sue manipolazioni degli oggetti sonori siano una continua invenzione, e dall’altra è ormai ricca la letteratura didattica apparsa in questo mezzo secolo.

Nonostante ciò, la creatività resta nell’ora di musica un’ampia terra di nessuno. Il Seminario intende mostrare quante e quali esperienze l’insegnante di ogni ordine e grado possa far sue per incoraggiare l’attività creativa di bambini e di giovani con la voce e con lo strumento.

TERZO CONVEGNO MIDAS

Novembre 2018

Il canto nella scuola, dall’infanzia alla professione

Quali sono oggi gli spazi dedicati al canto, nelle nostre scuole? Non servono indagini statistiche, che pure esistono, per constatare che si tratta di spazi minimi, spesso vuoti. A spiegarlo sono ragioni oggettive e soggettive. Le oggettive: già dalla fine della scuola primaria i ragazzi sono poco disponibili a impegnarsi in un repertorio, quello corale tradizionale, così lontano dai loro gusti. Le ragioni soggettive: il curricolo che ha condotto alla professione i docenti di musica, quasi tutti strumentisti, ha spesso trascurato di consegnare loro competenze vocali, e a maggior ragione la gestione di un coro. Solo embrionale invece la formazione musicale delle insegnanti elementari.

Consapevole dell’importanza della coralità non solo nell’educazione propriamente musicale della persona ma nel contributo che la pratica corale può recare al vivere civile e al benessere individuale, l’Accademia dedica a questi temi il suo Terzo Convegno MIDAS. Gli interventi dei relatori comprenderanno attività pratiche d’insieme.

SECONDO CONVEGNO MIDAS

Maggio 2018

La didattica per competenze

Non occorre scomodare i filosofi per convenire che i concetti si formano a coppie: che uno si capisce bene se lo si confronta con il suo opposto. La parola che in questi ultimi tempi sta girando animatamente nella scuola è competenza. Il fine dell’educazione, ripetono i pedagogisti, è rendere l’alunno competente, nei diversi rami del sapere. Compresa la musica. Qui cominciano le prime perplessità dell’insegnante: chi è il competente? Solo chi suona come Lang Lang, o canta come la Caballé, o dirige come Muti? La risposta, dicono gli esperti, è semplice: la competenza non è un assoluto, è relativa al potenziale di ciascuno. La competenza che ci aspettiamo da un allievo dopo il primo anno di studi non può essere quella di chi affronta il diploma.

Ecco utile ricorrere al confronto con il concetto opposto: l’incompetenza. Nessuno si farebbe curare da un medico incompetente; meno che mai salirebbe su un aereo manovrato dall’incompetente pilota. A confondere sull’identità del competente e dell’incompetente è che negli ingredienti di entrambi stanno due risorse di base: le conoscenze (in musica per esempio sapere quanti diesis ha in chiave la tonalità di re bemolle) e le abilità (per esempio saper riconoscere all’ascolto la modulazione alla dominante). Ma un terzo ingrediente identifica il competente: la capacità di applicare le abilità e le conoscenze possedute per affrontare un compito nuovo. È competente l’allievo musicista capace di affrontare un pezzo mai visto e sentito prima, o anche di saperlo intelligentemente analizzare. È competente il bambino che sa gestire un’esperienza di gruppo applicando le conoscenze e le abilità acquisite fino a quel momento. In fondo è quello che nella vita conta: imparare non per quel che le conoscenze valgono in sé (come vorrebbe la scuola del nozionismo), ma per poterle applicare nelle sempre nuove occorrenze della vita.

PRIMO CONVEGNO MIDAS

Aprile 2017

Le metodologie storiche per l’insegnamento delle arti dello spettacolo

Come ogni altra disciplina, anche la didattica, l’arte di insegnare, si evolve nel tempo in funzione dei bisogni dell’individuo e della società. Le tecniche messe a punto nel passato restano per l’educatore un patrimonio a cui attingere nella misura in cui si rivelano funzionali al presente. Quando al contrario l’insegnamento assuma passivamente e a-criticamente i modi ereditati dal passato rischia di congelare la propria stessa meta formativa vanificandone la funzionalità. È quello che facilmente vediamo attuato oggi nell’insegnamento della musica, dove i manuali maggiormente in uso risalgono nel loro spirito al secolo XIX. Il convegno intende proporne un riesame critico mettendo in luce i più vitali contributi che nel passato e nel presente sono stati messi a punto per l’insegnamento delle discipline dello spettacolo e più specificamente della musica. L’intenzione è di far conoscere all’educatore il patrimonio didattico del passato perché possa giovarsene al momento di progettare i propri programmi, e possa costruirsene per così dire uno proprio, da adattare ai soggetti con cui opera, al contesto, alle stesse proprie vocazioni e competenze. Ciò nello spirito di MIDAS, che si propone come una sorta di ecumene, dove venga sollecitata la creatività pedagogica di ciascuno.

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